La Birkin di Hermès, la Neverfull di Louis Vuitton, la Medallion di Chanel: oggi l’associazione tra borsa shopping e lusso viene automatica, ma la storia di quest’icona parte dal basso.
Capiente, essenziale e nonostante tutto iconica: la tote bag è un accessorio ubiquo e imprescindibile di qualsiasi guardaroba, che si tratti della sportina in tessuto magari di un’istituzione culturale di fama globale, oppure di una borsa di lusso a tutti gli effetti, ricoperta dei monogrammi più riconoscibili di sempre, come si sono viste spopolare dagli anni Duemila a oggi. Per viaggiare o per dare un twist ricercato a un look, la tote bag non passerà mai davvero di moda. Ma come è nata e come si è trasformata in un vero e proprio status symbol?
Da un punto di vista tecnico, la tote non è che la borsa più basilare di tutte: nella sua concezione originaria è costituita da un singolo pannello di materiale cucito lungo i tre lati per formare una sacca, completata poi dai manici. E così è ancora oggi la classica sportina in tela, un accessorio perfetto per portar dietro di tutto, dal computer alla spesa. Nel corso del tempo, il design si è raffinato e, con l’entrata in gioco dei marchi di lusso, le tote si sono trasformate in sofisticati accessori in pelle, arricchendosi di una base e di pannelli laterali per una parvenza più strutturata.
Le radici del termine stesse sono curiose: "tote", in inglese, è innanzitutto un verbo, sinonimo di 'trasportare', nato da un’alterazione del Kikongo, tota, o dello Swahili, tuta. Per oltre cent’anni, il termine non convince abbastanza da entrare davvero nel lessico comune e rimane quiescente finché, nel 1944, il brand di outdoor americano LL Bean non introduce un accessorio tanto semplice quanto rivoluzionario: una sacca più simile a una scatola con due manici pensata per trasportare il ghiaccio dal bagagliaio della macchina fino al freezer dentro casa. È la prima vera tote bag della storia e, così duratura e versatile, conquista subito tutti spingendo il marchio ad ampliare l’offerta aggiungendo più dimensioni e colori.
Fino agli anni Sessanta, comunque, la tote si limita a fare quanto preannuncia il suo nome: trasportare oggetti. Il suo ruolo è quello di un grande sacco, solo più robusto. Nel decennio del Swing però tutto cambia: la designer americana Bonnie Cashin, omaggiata dalla critica come pioniera nel mondo dell’abbigliamento sportivo americano e nota per le sue creazioni casual e intrise di praticità, firma per Coach la prima tote bag in pelle intesa come accessorio di moda. L’anno è il 1962 e la Cashin Carry è perfetta per completare gli abiti Mod del tempo: un design semplicissimo, aperto, piatto e in pelle morbida, dotato di singolo manico e taschina frontale con chiusura clic clac, una silhouette e un nome che poi Coach continua ancora a interpretare in modelli diversi. D’altronde, nello stesso periodo, 1965, l’ingegnere svizzero Sten Gustaf Thulin inventa la busta di plastica come così la si conosce e, di fronte alla sua espansione nei supermercati di tutto il mondo, la tote in tessuto è già considerata un’alternativa duratura. Accanto alle semplici sportine in tela, i brand di lusso seguono l’esempio di Coach e offrono le loro interpretazioni consolidando il concetto di tote bag all’interno del vocabolario della moda.
Tra la fine degli anni Sessanta e per tutti i Settanta, quando il "look da aeroporto" è sotto i riflettori, la tote bag diventa una borsa da viaggio indispensabile e, decorata da loghi iconici, si impone come accessorio essenziale nella vita di qualsiasi jet-setter degno di questo nome: first lady e attrici di Hollywood vengono paparazzate con al braccio borse shopping di Gucci e Louis Vuitton. E proprio da un fortuito incontro in aereo, all’inizio degli anni Ottanta, nasce anche la tote bag più celebre - e desiderata- di sempre: la Birkin di Hermès. La leggenda narra che l’attrice Jane Birkin, in seguito a un upgrade in business durante un volo Air France, si sia ritrovata proprio accanto all’allora amministratore delegato della maison parigina Jean-Louis Dumas e durante il volo abbia finito per immaginare insieme a lui, con degli sketch improvvisati, la borsa perfetta – commercializzata poi nel 1984.
Nel corso del tempo, la fama di questo modello, semplice e versatile, non si è mai arrestata. Ultimamente, alcune delle tote bag più famose sono state la Bazar di Balenciaga, un design ironico introdotto nella prima collezione di Demna Gvasalia per il marchio, l’Autunno Inverno 2016, che gioca col concetto stesso di tote ovvero la trasformazione di un oggetto comune in accessorio di lusso; la tote bag di Goyard, brand francese di lusso tra i più desiderati e ricercati - anche- grazie al basso profilo che intenzionalmente mantiene; e quella in tessuto jacquard firmata Christian Dior. Tra tante borse firmate, nell’ultimo decennio ha spopolato anche una semplice sportina in tela, quella del New Yorker, che dal 2014 ha iniziato a offrire il design in omaggio con ogni iscrizione finendo per diventare anch’essa simbolo di un qualche status intellettuale.
Nel pieno del reboot degli anni Duemila, non possono poi mancare le tote bag che hanno definito quel decennio: la borsa Le Pliage di Longchamp in tessuto con dettagli in pelle, la Medallion di Chanel e la Neverfull di Louis Vuitton, di nuovo popolari soprattutto tra le generazioni più giovani. Nel 2019 Marc Jacobs rilancia una versione più strutturata della tote bag in tela di cotone venduta nei suoi flagship all’inizio del nuovo millennio. Guardando alle sfilate uomo Autunno Inverno 2023 di Milano e Parigi si nota come ormai il trend sia consolidato come a-gender: una tote bag in pelle spazzolata come quelle di Prada, dall’aspetto lucido e ripulito, fa subito business, ma anche eleganza e attenzione al dettaglio.