Dalla fuga su un barcone al suo primo ristorante italiano - Giornale La Voce

2023-02-16 15:50:04 By : Mr. Johnson Chen

Ha lasciato casa senza dire una parola a mamma e papà. Senza salutare i fratelli. Della sua intenzione, non ha informato nessuno.

Con i risparmi che aveva da parte, qualche migliaio di sterline egiziane, equivalente a poche centinaia di euro, s’è prenotato un posto tra i trecento che riempivano un barcone che dall’Africa partiva alla volta dell’Europa. 

Lungo una delle tante tratte della speranza che diventano, in alcuni drammatici casi, della morte.

Arnest Kalaf non aveva nulla con sè. Indossava un paio di jeans, scarpe da ginnastica ed una maglietta. Nemmeno una valigia, uno zaino, una borsa.

Arnest in Egitto, poco prima di lasciare il paese

E’ una storia di speranza, coraggio e straordinaria determinazione quella che questo ragazzo, oggi 23enne, racconta seduto nel suo ristorante in centro a Chivasso, "La Conchiglia". Suo, perché dal 1 gennaio scorso ne è diventato titolare. 

In un italiano quasi perfetto, con il sorriso sulle labbra e con tanta voglia di raccontare la sua bella storia, Arnest Kalaf ci apre la porta del suo ristorante-pizzeria di via Torino 90, di fronte al cinema Politeama. 

Arnest Kalaf è un cittadino egiziano che all’età di 14 anni è partito per cercare un futuro migliore di quello che il suo Paese, all’epoca, poteva garantirgli. 

Arnest sulla barca che l'ha portato in Italia

“Ho deciso di prendermi la piena responsabilità della mia vita e di fuggire dall’Egitto”, dice oggi con una punta di orgoglio, consapevole del coraggio che ci vuole a salutare la famiglia a quell’età e non rivederla più per anni. 

Arnest è partito mentre l’Egitto era alle prese ancora con i tumulti della rivoluzione del 2011, un moto di protesta popolare che ha visto il succedersi di episodi di disobbedienza civile, atti di contestazione e insurrezioni contro il trentennale regime del presidente Mubarak.

“Non c’era futuro, nel mio Paese”. Oltre alla violenza, la repressione, la corruzione dilagante.

Arnest Kalaf è arrivato in Italia dopo un viaggio interminabile nel mare Mediterraneo. 

“Abbiamo navigato per venti giorni - ricorda -. Ogni tanto si rompeva un pezzo del motore. Ci fermavamo e si ripartiva. Non ho mai avuto paura, solo tanta fame. Ci davano un panino al giorno e un bicchiere d’acqua”.

L’attracco a Lampedusa, il trasferimento in un centro di accoglienza in Sicilia, la fuga per Roma, poi Napoli, infine una casa famiglia in Puglia, a Bari.

“Ero minorenne e clandestino”, ricorda.

“Nel periodo in cui ho vissuto nella casa famiglia ho imparato l’italiano, ho studiato con un educatore e quando sono diventato maggiorenne ho fatto la mia scelta: me ne sono andato. Il permesso di soggiorno me l’hanno dato nel 2017. Appena l’ho avuto, sono partito per Udine”.

In Friuli Arnest ha lavorato un paio d’anni come cameriere nel ristorante di un rifugio. Poi, è partito anche da lì.

“Non puoi rimanere in un posto solo, se vuoi crescere devi girare, migliorarti, apprendere - dice -. Ho girato tanti posti, cercavo lavoro su internet e andavo”.

Prima dell’esperienza a Chivasso ha lavorato in tre locali a Torino. Poi un paio d’anni fa è finito qui, alla “Conchiglia”, il ristorante che era del cugino e di cui è diventato prima gestore, poi titolare da gennaio. 

Un lieto fine, per una storia partita da lontano.

“La fine è ancora lontana…”, sorride Arnest, consapevole in parte di avercela fatta.

Lo scorso autunno “La Conchiglia” ha ricevuto due riconoscimenti importanti del settore: è consigliato da “Restaurant Guru” e ha ricevuto il “Travellers Choice” di Tripadvisor. 

Arnest Kalaf nel suo ristorante-pizzeria

“Sono orgoglioso di questi riconoscimenti - dice - e sono contento di questa nuova avventura. Chivasso è una bella città: sono venuto anche a vivere qui. La gente non è razzista, è accogliente, ti fa sentire bene. E’ l’unico posto in cui mi sono sentito a casa”.

Arnest Kalaf è tornato in Egitto per la prima volta dopo la sua partenza solo la scorsa estate. E’ rimasto qualche settimana con i famigliari, poi è ripartito. 

“L’Egitto non è più nel mio futuro - conclude, molto determinato -. Nel mio futuro c’è l’apertura di una catena di ristoranti in Italia. L'Italia è un Paese che ti dà tante opportunità, devi solo essere bravo nel lavoro che scegli di fare per la tua vita. Il lavoro non è difficile da trovare. Oggi ci sono tanti lavori che si possono fare: basta solo aver voglia”.

Cresce il numero degli sbarchi in Italia nel 2022. Secondo i dati del Viminale aggiornati a fine dicembre, i migranti sbarcati sulle nostre coste sono stati oltre 100mila (104.061) rispetto ai 67.034 del 2021 e ai 34.134 del 2020. In particolare, il maggio numero di sbarchi si è registrato il 28 dicembre scorso (939) mentre il mese in cui si sono contati più arrivi è stato agosto 16.822.

Fra i Paesi di origine dei migranti, al primo posto figura l’Egitto (20.509), seguono Tunisia (18.129), Bangladesh (14.932), Siria (8.594) e Afghanistan (7.241). Infine, i minori non accompagnati nel 2022 sono stati 12.687, rispetto ai 10.053 del 2021 e ai 4.687 del 2020.

Ecco alcune tabelle fornite dal Dipartimento della Pubblica sicurezza. I dati sono suscettibili di successivo consolidamento.

La Fondazione Leone Moressa, istituto di ricerca creato e sostenuto dalla CGIA di Mestre, analizza i dati Infocamere e fotografa la situazione al 31 dicembre 2022, osservando la presenza di imprenditori nati all’estero e le dinamiche in corso nell’ultimo anno e negli ultimi dieci.

Gli imprenditori nati all’estero crescono anche nel 2022 e rappresentano ormai oltre il 10% del totale.

761 mila imprenditori. Nel 2022 gli imprenditori nati all’estero sono 761.255, pari al 10,1% del totale. Negli ultimi dodici anni (2010-2022), appare evidente la differenza tra nati in Italia (-10,2%) e nati all’estero (+39,7%). Anche nell’ultimo anno il numero di immigrati è aumentato (+1,1%), mentre quello dei nati in Italia ha subito un lieve calo (-0,8%).

Cina e Romania in testa. I primi due Paesi per numero di imprenditori sono Cina (77.541) e Romania (75.801), che insieme rappresentano un quinto degli imprenditori immigrati in Italia. Nell’ultimo anno le comunità con gli aumenti più significativi sono state Albania (+7,4%), Egitto (+3,9%) e Pakistan (+3,5%). Stabile invece il Bangladesh, che negli ultimi dodici anni aveva registrato un raddoppio dei propri imprenditori (+136,8%). Il “tasso di imprenditorialità” per ciascuna comunità (rapporto tra imprenditori e popolazione 15-64 anni) vede in testa la Macedonia (51,3%), seguita da Russia (34,8%) e Cina (31,6%), mentre sono fortemente al di sotto della media Albania (12,9%), Romania (8,8%) e India (7,0%).

Un terzo nel commercio. Il settore con più imprenditori nati all’estero è il Commercio, con 235 mila imprenditori (31,0% del totale). Seguono Servizi e Costruzioni, rispettivamente col 24,2% e il 22,4% del totale. Per quanto riguarda l’incidenza dei nati all’estero per settore, i valori massimi si registrano nelle Costruzioni (17,0%), nel Commercio (13,5%) e nella Ristorazione (12,7%).

Negli ultimi dodici anni (2010-2022), tutti i settori hanno registrato un aumento degli imprenditori immigrati e un calo degli italiani. L’aumento maggiore degli immigrati si è registrato nei Servizi (+66,5%), mentre il calo più intenso tra gli italiani è stato quello della manifattura (-23,1%).

Presenza più forte al Centro-Nord. La prima regione per numero di imprenditori stranieri è la Lombardia, con poco più di 160 mila unità (oltre un quinto del totale nazionale).

L’incidenza maggiore rispetto al totale imprenditori si registra in Liguria (13,7%), Toscana (13,4%) e Lazio (12,9%) e generalmente è superiore alla media nelle regioni del Centro-Nord.

Negli ultimi dodici anni, la crescita maggiore tra gli imprenditori immigrati si è registrata in Campania (+88,8%). Aumenti superiori al 50% anche in Liguria e Lazio. Tra gli imprenditori italiani, sei regioni hanno registrato flessioni superiori al -15% dal 2010 al 2022.

Il caso del distretto di Prato. A livello provinciale, in termini assoluti le concentrazioni più importanti di imprenditori immigrati sono nelle grandi città: Milano, Roma, Torino e Napoli. Se invece consideriamo l’incidenza sul totale imprenditori, il picco massimo si raggiunge a Prato, dove il 25,6% degli imprenditori è nato all’estero. Altre quattro province segnano valori al di sopra del 15%: Trieste, Imperia, Milano e Firenze.

Secondo i ricercatori della Fondazione Leone Moressa, “la crescita dell’imprenditoria immigrata non è più una sorpresa. Il trend prosegue anche negli anni di crisi, parallelamente rispetto al calo degli italiani, tanto che gli imprenditori nati all’estero sono ormai un decimo del totale. Il fenomeno può essere un’opportunità anche per le imprese italiane, ma sono ancora poche le sinergie.”

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